Analisi critica e biografica della produzione artistica di Paolo CAMPOROTA.

Estratto dall’Atlante dell’arte contemporanea 2021 – De Agostini Editore.

Paolo Camporota nasce a Catanzaro nel 1972, interessato allo stesso modo alla sociologia e alla pittura la quasi totalità del suo lessico figurale si fonda su una resa visiva dalle molteplici quanto immateriali sfaccettature dell’apparato umano. Ogni scenario raffigurato dal maestro calabrese e riconducibile a metafore di vita tra simbolismo e realtà. Coerenza e conformità accompagnano, da sempre il suo storytelling, votato ad avviluppare psicanalisi e arti figurative. Il suo profondo contatto con le emozioni umane si esalta nella possanza volutamente esasperata della mimica facciale
dei suoi soggetti rimandando questi ultimi all’ introspezione ritrattistica del berlinese Lucian Freud. Camporota esplora, analizza passa al vaglio aspetti della vita cercandone le origini e le ragioni, basandosi su una scientificità radicata e consapevole che procede in egual misura con la pulizia formale del suo disegno. La consolidata ricerca psicanalitica si trasferisce nella sua
mano sicura, la quale ricalca suggestioni nostrane del primo e tardo novecento. La corposità talvolta statuaria dei volumi plastici lo accosta a quei soggetti trasognanti degli spaccati di Antonio Donghi o del coevo Felice Casorati tra i principali artefici di quel ritorno al figurale permeato di “mistica sospensione” noto come Realismo Magico.
Scavando più profondamente nel suo corpus è evidente come il Camporota non si senta pienamente appagato nella semplice adesione alla verosimiglianza. Ecco
quindi deflagrare in una colorazione satura ed accesa di stampe transavanguardista. Colori fluorescenti, dirompenti ed irreali divampano a guisa di caleidoscopici roghi in opere come Flashback o Il combattimento…Tra pensieri e realtà, produzioni nella quale il maestro calabrese non mostra timidezza nei riguardi di una sperimentazione più avventata.

La narrativa del Camporota oscilla nell’immaginifico limite fra sogno e realtà, la presa visione degli scritti di Sigmund Freud lo esorta a proiettare su tela racconti tratti da quella dimensione psico-onirica che caratterizza l’esistenza. Nell’indagine del Nostro l’emozione è un punto nodale, come si evince dall’allestimento ricco di pathos della sua narrativa: la struttura della psiche, ora quieta e stagnante ora scossa da vorticose agitazioni, è
sempre e comunque fonte di insostituibile fondamento tematico; contemplata in tutte le sue sfaccettature sprigiona forza, rappresenta linfa vivificante in quei mosaici degli stati d’animo.
L’emotività è materia prima e alfabeto scenico con cui il racconto prende forma, le sue innumerevoli e differenti emanazioni rappresentano la veste grafica dei dipinti.

Lo studio delle emozioni non si limita esclusivamente alla loro dimensione simbolica ma va oltre, scavando il rapporto tra le passioni umane e l’inevitabile relazione in cui esse si manifestano.

Ogni tela del Camporota è un fermo-immagine che consente l’approfondimento dei
valori fondanti dell’essenza primigenia della società, assolvendo a un dovere di meditazione introspettiva che dia tregua e risposte al vivere convulso del fruitore.

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