CRITICA SUL LAVORO DELL’ARTISTA
PAOLO CAMPOROTA
(opere 2008 -2021)

Un arcobaleno di colori, forti, determinati si fondono insieme in un dinamismo perpetuo e continuo, in incontri inaspettati comunicando nei loro contrasti e nelle loro “danze”, nei loro movimenti “liquidi” e sinuosi emozioni vitali alternate a pensieri e profonde riflessioni sull’essere umano e sulla sua condizione esistenziale. Questa visione e rappresentazione poliedrica e profonda della vita e della quotidianità, questo evolversi in senso metafisico del linguaggio artistico di Camporota è dato appunto dall’uso sapiente e fluttuante del colore che fa da protagonista nella sua nuova produzione artistica. Ora più che mai si accompagna abilmente e come in una sinfonia armonica, alla scelta dei temi e alla sua nuova chiave di lettura della vita: chiara ed esplicita è l’attenzione al mondo della sua terra, protagonista di numerose tele e spesso identificata nei volti dei suoi tradizionali protagonisti, contadini, vecchi, pescatori, immortalati nelle loro posizioni abituali, dentro paesaggi tipici ed arcaici, definiti con autenticità nei gesti e nelle loro fattezze e la dove la tavolozza ha l’arduo compito di tradurre i segni e le fatiche del tempo, di anime che nelle mani rugose e nelle fisionomie consunte palesano le difficoltà e le sofferenze della vita. A questo desiderio di raffigurare attimi di “vita vissuta” che appartiene ad una linea espressiva di matrice più accademica e antica, l’artista alterna, nei suoi nuovi capolavori artistici, un linguaggio più ardito e moderno, decisamente espressionista dove si evince la volontà e la necessità di sperimentare la strada dell’analisi e dello studio delle personalità e delle tipologie umane, talvolta chiare e facilmente riconoscibili nelle loro peculiarità sia fisiche che caratteriali grazie alla chiarezza con cui l’artista le colloca nello spazio o le chiama per nome come “Il prevaricatore” o “L’allegro vecchietto” e talaltra, invece,lasciando spazio all’interpretazione e alla fantasia ed immaginazione personale di chi le osserva. Volti celati nella loro ambiguità e nel loro desiderio inespresso dove “nulla è come appare”, volti che s’ incontrano – come nel  “Il soffio” – in un bacio mascherato ma che comunicano ugualmente, nonostante il loro tentativo di nascondersi nel loro anonimato, emozioni pulsanti e preponderanti cha arrivano a colui che le guarda. Nella sua produzione trovano un posto centrale ritratti eclettici dove una linea continua ed incisiva definisce i contorni e fa da cornice ai profili di fisionomie ed oggetti esaltando ancor di più l’intensità del colore, le vibrazioni e i giochi della luce e gli effetti della natura. Attese, tentazioni, rinascite, ritorni e tramonti di ricordi si susseguono nella nuova serie artistica spaziando dalle tonalità calde che definiscono visibilmente interi paesaggi e volti comunicando energia e carica vitale a quelle più fredde e alternative e desuete che conferiscono carattere ai personaggi e alle figure e trasmettono la nostalgia e i fantasmi del tempo. Esso è disteso in zone e campiture larghe e copre l’intera superficie della tela con pennellate energiche e giochi chiaroscurali, a ricordare come i pensieri, senza tregua, colmano interamente ed in perpetuo la nostra esistenza, di essi non ci liberiamo mai…..fanno parte essi stessi dell’opera della vita e della dura realtà con cui talvolta si scontrano con violente e pulsanti emozioni in una lotta senza fine.

Dott.ssa Enrica Pasqua, storico e critico d’arte.

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