Paolo CAMPOROTA
L’inesorabile mutevolezza dell’essere

… L’innovativo autore Paolo Camporota sperimenta nella sua arte l’applicazione della sociologia e della antropologia alla pittura. Gli stati d’animo, quindi, anche quelli più primordiali possono finalmente avere uno sfogo ed una veste nell’arte. Tale concezione ideologica e stilistica produce una serie inedita di personaggi surreali, che hanno spesso subito, o stanno subendo, una mutazione da essere umano ad animale, esistente, mitico, leggendario o di fantasia. I colori dai toni accesi, resi ancora più forti della perfezione dell’olio su tela, producono un forte impatto sul lettore/osservatore. Eppure, di fronte all’Uomo vampiro, Alter ego o gli ultrà ancora con i tratti somatici umani, ma sul punto di trasformarsi in bestie (Ultrà), l’osservatore sente e avverte che c’è qualcosa di più. Paolo, infatti, gioca sul subconscio e l’immaginario comune, citando, alludendo a tradizioni leggendarie o letterarie che stimolano il pubblico: il mito della trasformazione su tutti! Tema di grande interesse e fascino, presente dai miti più antichi, greci e non, sino agli eroi della Marvel dei giorni nostri. In ogni cultura è presente, infatti, una mitologia della trasformazione zooantropica. La differenza sottile e fondamentale con l’idea dell’autore è la seguente: nella tradizione l’animale del quale l’uomo assume l’aspetto varia da cultura a cultura (lupo, iena, pipistrello, volpe, orso, tigre, cervo, leone, leopardo, pantera, serpente…); nell’arte di Paolo, invece, la trasformazione varia secondo lo stato d’animo. Così, se tanto in Occidente che nel vicino Oriente, nella tradizione cristiana e nei residui folklorici europei, la metamorfosi in animale più famosa è la licantropia, che ha in alcuni popoli connotazioni negative, mentre in altre positive, altrettanto avviene in tale pittura. Aquilone ne è l’esempio: tra acqua e terra la donna sembra stavolta sul punto di mutarsi, appunto, come l’aquilone in un essere volante. Molto interessante, quindi, è fare un riferimento ed un paragone con la trasformazione, legata all’estasi sciamanica. Lo Stregone regredisce ad un mondo primordiale in cui emergono istinti animaleschi e primitivi. Si tratta di un’esperienza di regressione ad una condizione pre-umana e pre-evolutiva, ad una “uscita da sé”. Ebbene, nei personaggi rappresentati da Paolo succede la stessa cosa: lo stato d’animo fa uscire da sé e mutare forma e sembianze. Se, dunque, il dolore, l’angoscia, la rabbia ci cambiano così fortemente i connotati… come ci può mutare l’amore? …

Estratto dall’ Introduzione all’artista Paolo Camporota – COLLANA DI PITTURA “BAZART” (RACCOLTA ANTOLOGICA DAL TITOLO “BAZART”) N. 7 – 2020 – Dantebus Edizioni

FacebookFacebook